Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

Natale del Giubileo

Fuori del Coro | n. 49-1999

Quello di quest’anno è un Natale particolare, il Natale che chiude il secondo millennio dell’era cristiana ed apre una nuova fase della storia generata dall’evento di Betlemme in cui i credenti riconoscono l’inizio della salvezza per tutta l’umanità. Al di là dei toni spettacolari, il Giubileo è infatti solo questo: la memoria di duemila anni di Cristianesimo iniziati con quel bambino del presepio, la cui nascita divide in due il calendario della storia dell’umanità in prima e dopo Cristo. Questo 24 dicembre ce lo ricorderà in modo straordinario con il gesto dell’apertura della porta santa in S. Pietro, che simbolicamente accompagna il mondo nel terzo millennio post Christum natum.

Il rito solenne dell’apertura della porta santa interpreta in modo significativo la condizione dell’uomo di oggi: varcare la soglia è sempre un gesto impegnativo, perché lascia alle spalle qualcosa, introducendo in una situazione nuova, ricca di aspettative e di incognite. Simbolicamente, l’immagine della porta schiude un destino imprevisto e lascia alle spalle il già noto, per cui nell’atto di aprirla l’uomo sfida il futuro, recando con sé solo la memoria dell’essenziale. Sarà questo il senso del gesto con cui Giovanni Paolo II varcherà la soglia di S. Pietro la vigilia di Natale, interpretando il passo dell’intera umanità in cerca del significato del nuovo segmento di tempo che inizia. E la porta santa diventerà anche il richiamo ad entrare in quella dimora rinnovata, la nuova Gerusalemme di cui parla il libro dell’Apocalisse, di cui la vita della Chiesa è segno nella storia umana. L’uomo cambia, infatti, quando entra in una realtà nuova, quando si introduce in una dimora in cui ritrova il proprio volto autentico, proprio come avviene quando, varcando la porta di casa, lasciamo fuori le preoccupazioni e ritroviamo il gusto di essere ciò che realmente siamo. Così quella porta introduce nel nuovo secolo, spalancando orizzonti inediti proprio in quanto invita a radicarsi nella memoria dell’avvenimento di Cristo, redentore dell’uomo e chiave di lettura di tutta la storia. In questo senso il Natale recupera il suo valore di evento definitivo, e Gesù torna ad essere il vero festeggiato di questo bimillenario.

Ci sono però delle condizioni perché abbia senso celebrare il Giubileo: la prima è che l’uomo riscopra di aver bisogno di salvezza, riconoscendo di non essere autosufficiente, accettando di essere come un mendicante che chiede tutto perché da solo rimarrebbe esclusivamente nella tristezza e nel non senso; la seconda è che rimanga viva la domanda sul valore del tempo e sulle ragioni di una speranza sensata cui affidare la riuscita del futuro; la terza è che rinasca una stima vera per la vita come affermazione di una positività totale. Su quest’ultima cosa il Natale è particolarmente pertinente, perché è dalla nascita di Gesù che inizia l’avventura cristiana, proprio come dalla nascita di ognuno prende le mosse l’avventura dell’esistenza umana. Chiudiamo un secolo che ha spesso disprezzato la vita (genocidi, stermini, aborto, eutanasia); per cui varcare la soglia di una nuova epoca significa, innanzitutto, riconoscere una speranza diversa con cui entrare nel tempo che ci aspetta.

Vivere l’inizio dell’Anno Santo in questa vigilia di Natale invita, dunque, a sostare in silenzio dinanzi alla porta del futuro che si schiude, sapendo che alle spalle abbiamo un evento che da duemila anni permane solido e fedele, immutato nei suoi tratti distintivi. E si può varcare questa soglia con fiducia, senza facili misticismi o tentazioni millenaristiche, perché è certa la compagnia divina che il Bambino di Betlemme offre a tutti. Per questo possiamo gustare il giubilo del Giubileo e augurarci buon Natale!

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