Buon Ferragosto
Fuori del Coro | n. 32-1996
Buon Ferragosto! Siamo al centro del mese delle ferie, quel periodo in cui ciascuno gode un po’ di meritato riposo. Nell’antica Roma le Feriae Augusti erano giorni di festa dedicati all’Imperatore; successivamente la sapienza cristiana ha collocato al centro di questo periodo di vacanza la festa di Maria Assunta in cielo, che nella tradizione varesina richiama immediatamente le suggestioni legate al Sacro Monte. È un tempo che viene normalmente vissuto nella ricerca della distrazione e della fuga dalle preoccupazioni; un tempo di vuoto (non è un caso che il termine vacanza venga dal latino Vacare, che indica appunto una mancanza di impegni); ma questi giorni possono anche servire a riprendere il significato della vita diventando un tempo in cui la libertà dalle fatiche quotidiane lascia spazio a qualcosa di nuovo. La festa dell’Assunta giunge a proposito nel ricordare che una di noi, la Madonna appunto, ha già portato a compimento la sua esistenza, liberandosi dai lacci della schiavitù del tempo e dello spazio, per accedere ad una dimensione eterna senza rinunciare alla sua corporeità, e questo spalanca il cuore ad una speranza senza limiti.
È un grande mistero che la fede popolare ha creduto prima ancora che venisse ufficialmente riconosciuto e proclamato dalla Chiesa nel dogma dell’Assunzione, anche perché tutti sentiamo il desiderio che la nostra fisicità non sia obiezione alla piena realizzazione della persona, alla felicità come totale compimento delle esigenze dell’io e come superamento del limite del dolore e della morte. È consolante pensare che la madre di Gesù sia giunta in cielo senza conoscere la corruzione del corpo: questo dà il senso di una certezza piena di letizia che viene ricordata liturgicamente proprio nel giorno in cui, nella società civile, tacciono tutte le attività lavorative.
Gustiamo allora l’attimo del riposo dello spirito e del fisico non come tempo di vuoto o di inutilità, ma come occasione di ricreazione di quell’atteggiamento di stupore e di attesa che l’uomo vive normalmente nell’infanzia e che difficilmente si ripete nel tempo della maturità. Per un giorno almeno dimentichiamo le preoccupazioni, non per cercare un alienante mondo che non esiste, ma per fissare lo sguardo su ciò che veramente può soddisfare il desiderio; per un giorno concediamoci di alzare lo sguardo al di sopra delle piccole beghe di tutti i giorni, mirando alto e spalancando l’orizzonte alla gratuità. Forse, almeno oggi, anche se non si può andare in ferie lontano da casa, è possibile guardare in modo più limpido e positivo tutto quanto incontriamo, liberi dall’affanno dei giorni normali.
È l’occasione per far diventare le ferie una possibilità di autentica ripresa di sé; ciò che è feriale, ossia ripetitivo, recupera la sacralità della festa, fatta dell’imprevedibile gioia delle cose di sempre viste in una luce diversa perché più vera. Non c’è bisogno di essere lontani o in viaggio, non occorre la località turistica alla moda perché ferragosto sia ferragosto: basta ascoltare il silenzio lasciato crescere dentro di sé, basta guardare gli occhi di chi ci è accanto, basta innalzare il pensiero verso la Madonna Assunta per comprendere che c’è un modo più grande di essere uomini. E mentre già si pensa alla ripresa del lavoro, mentre si assaporano gli ultimi istanti prima del ritorno dalle vacanze, sarebbe bello poter dire con le parole della bella poesia di Eugenio Montale Prima del viaggio che “un imprevisto è la sola speranza”. Un imprevisto, ossia una prospettiva nuova che si accende sulla vita di sempre, con i caratteri di qualcosa di fuori dell’ordinario.
Che questo avvenga è il mio augurio “fuori del coro”! Buon Ferragosto a tutti!