Elogio della femminilità
Fuori del Coro | n. 30-1995
È stata poeticamente definita “l’altra metà del cielo”, ma ancora è sottoposta a violenze non solo fisiche; un filosofo ha usato per lei il titolo di “castellana dell’infinito”, eppure il suo corpo è trattato ancora come cosa, oggetto di desiderio; ha ispirato artisti e grandi uomini, eppure è stata lasciata spesso nell’ombra senza riconoscere che dietro un grande uomo sta sempre una grande donna! Stiamo parlando evidentemente del gentil sesso, che sembra oggi prendersi una rivincita sull’umanità al maschile sino a mettere in discussione la tradizionale divisione dei ruoli.
Strano destino quello della donna! Da lei nasce il miracolo della vita, ed è quindi lei ad indicare il mistero dell’origine dell’essere, eppure il suo ruolo non è stato spesso riconosciuto socialmente, almeno sino alla “rivoluzione femminista” che ne ha fatto una protagonista, sicura di sé sino ad indebolire il senso dell’identità maschile e a divenire trainante nel rapporto di coppia. Ma cos’è veramente la donna?
A questa domanda vuole dare risposta la splendida lettera che il Papa ha indirizzato qualche settimana fa a tutte le donne e a ciascuna in particolare. La novità non sta forse tanto nei contenuti, che sono quelli già espressi altrove da Giovanni Paolo II, quanto nel tono confidenziale ed affettuoso con cui il Papa si rivolge ad ogni donna per ringraziarla del fatto stesso di esistere, che gli fa dire “grazie a te donna, per il fatto stesso che sei donna!”.
Da qui nasce un vero e proprio inno alla femminilità, che non solo riconosce gli abusi perpetrati verso la donna quando è stato mercificato il suo corpo o quando non le è stato conferito il ruolo sociale che le è proprio, ma che esalta il “genio femminile” come realizzazione concreta della verità dell’umano. Innanzitutto nella creazione stessa della donna, così come è narrata nel libro della Genesi, emerge la complementarietà tra uomo e donna, espressa nel fatto che “nella creazione della donna è iscritto sin dall’inizio il principio dell’aiuto” non solo sul piano dell’agire ma soprattutto sul piano dell’essere. È in questo che si realizza una relazione arricchente e responsabilizzante per cui “la donna e l’uomo non riflettono un’eguaglianza statica e omologante, ma nemmeno una differenza abissale e inesorabilmente conflittuale”. È questa unità che costruisce la storia, nella distinzione precisa dei ruoli e delle funzioni, in una prospettiva che affida alla donna il particolare compito di “guardare” l’uomo in modo particolare, con gli occhi del cuore. Senza cedere ad un banale femminismo, il Papa conferisce alla donna un ruolo essenziale, quello di essere di aiuto alla crescita dell’umanità proprio in quanto vede l’uomo “indipendentemente dai vari sistemi ideologici o politici”, perché lo vede “nella sua grandezza e nei suoi limiti”.
Ecco allora il ringraziamento alla donna-madre, che “si rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce” ed è punto di riferimento per la sua crescita; alla donna-sposa, che unisce irrevocabilmente il suo destino a quello dello sposo in un reciproco dono; alla donna-figlia e sorella, che porta nella vita sociale le sue doti di sensibilità e di intuizione attraverso la sua generosità e la sua costanza; alla donna-lavoratrice, impegnata nell’elaborazione di una cultura “capace di coniugare ragione e sentimento, in una concezione della vita sempre aperta al senso del mistero”; alla donna-consacrata, che aiuta l’umanità a vivere una risposta sponsale nei confronti di Dio. A questa donna, nei suoi molteplici volti, il Papa chiede di prendere coscienza del suo essere segno di quella bellezza, non soltanto fisica ma soprattutto spirituale, che Dio ha voluto porre nella creazione per manifestare la salvezza.