Giovani oggi
Fuori del Coro | n. 04-1996
Si moltiplicano le inchieste, le indagini e i sondaggi dedicati al mondo dei giovani e degli adolescenti, e ne esce sempre più l’immagine di un mondo giovanile tranquillo, equilibrato, senza gravi tensioni, disaffezionato alla politica, propenso all’amore romantico e sentimentale più che alla passione erotica, legato alla famiglia, ottimista e fiducioso sul proprio futuro, persino favorevole allo studio e alla richiesta di una scuola più seria e selettiva. Ma chi sono davvero i giovani? Secondo un recente sondaggio l’89,4% di loro desidera trovare un buon lavoro e farsi una famiglia, il 75,9% ha come aspirazione di riuscire bene nello studio, il 75,6% ritiene che il rapporto con un ragazzo/a sia molto importante e debba essere esclusivo, l’82,2% pensa di sposarsi in Chiesa, il 76,4% ha scelto il Papa come personaggio positivo preferendolo anche a Di Pietro, il 51,6% passa il pomeriggio studiando ed incontrando gli amici, il 67.7% non va quasi mai in sala giochi e l’82,6% è convinto che tutti si devono impegnare in prima persona per aiutare gli altri.
Pur con qualche necessaria riserva sulla veridicità ed attendibilità delle statistiche, la serietà della ricerca induce a pensare che i giovani, passata la stagione dell’impegno ideologico e politico rivolto al cambiamento radicale del mondo (venticinque anni fa si diceva “contestazione globale del sistema”) e messi da parte gli abiti della rivoluzione, siano molto più attratti dalla normalità di una vita sicura e tranquilla, siano più amanti della famiglia, siano persino più attenti ai valori morali tradizionali (anche se, ad esempio, l’unica remora a rapporti sessuali precoci sembra essere la paura dell’AIDS): insomma la naturale inquietudine giovanile sembra poter essere facilmente ricondotta entro obiettivi di vita abbastanza “normali”, di buon senso, simili a quelli di adulti molto realisti e con i piedi per terra. Dunque il volto pubblico dei giovani appare serio ed equilibrato, senza intemperanze eccessive, anche se almeno nella sfera privata riemergono i sogni adolescenziali, nascosti dentro un’intimità che nasconde desideri più consoni alla loro età di maturazione: ed ecco allora l’immagine di giovani romantici, delicati, dolci, generosi e persino più religiosi degli adulti (almeno in percentuale, se si pensa che il 56,5% di loro ha una certa stima della Chiesa).
Dunque una gioventù tranquilla e ben educata? Può essere; ma dietro questo apparente conformismo che premia i loro educatori (anagraficamente identificabili con adulti quaranta/cinquantenni, che corrispondono ai “giovani del ’68”!), si cela forse una radicale insicurezza, una paura del futuro, un’incertezza circa la questione fondamentale dell’esistenza, quella del significato ultimo della vita. Non possiamo dire che i giovani di oggi siano migliori o peggiori di quelli di ieri: semplicemente dobbiamo constatare che quasi più nessuno ha parlato loro della verità, del bene, del bello. Per questo è più difficile per loro appassionarsi alla sfida per un mondo migliore, perché nessuno ha detto loro per che cosa vale davvero la pena di spendersi; anzi chi li ha preceduti spesso ha comunicato solo una rassegnazione al nonsenso, una sottile disperazione di fronte ad ogni valore, insegnando una pragmatica rinuncia non solo ai sogni e alle illusioni ma anche agli ideali.
Questa è la strettoia in cui la nuova generazione si trova: o cedere al conformismo, oppure trovare il coraggio di una grandezza corrispondente al vero desiderio del cuore umano, riscoprendo, al di là di modelli convenzionali, quell’ideale che possa guidarli all’autentico compimento della loro vita.