Ignoto e Mistero
Fuori del Coro | n. 32-1999
L’ignoto genera paura ed inquietudine, ed è forse per questo che tanti Italiani si rivolgono ai maghi e all’astrologia: nell’occulto si cerca una risposta a ciò che è ancora sconosciuto, nella speranza che potendo prevedere la sorte sia più semplice e tranquillo affrontare e dominare il futuro. Del resto già Nietzsche affermava che la ricerca delle cause nasce dall’insopportabilità dell’assenza di spiegazioni, per cui “meglio qualsiasi spiegazione piuttosto che nessuna”, e dunque meglio magari affidarsi all’irrazionale piuttosto che restare senza punti di riferimento.
L’ignoto fa dunque paura, come ci ha magistralmente testimoniato il mago del brivido, il grande Alfred Hitchcock, che ha saputo creare con ironica finezza situazioni di tensione altissima, provocata dalla paura dei suoi personaggi di fronte all’imprevedibile di cui non si conosce l’esito. La paura di non sapere cosa accadrà un istante dopo è la molla della suspense di certe scene dei gialli di Hitchcock, ed è il segreto di tanti suoi capolavori ricchi di colpi di scena. Alcune musiche ed inquadrature ci hanno accompagnato, dunque, con una forte carica di emozione ad avvicinarci alla soluzione dei suoi gialli, facendo proprio percepire che la vita è il lento svelarsi di intrecci a sorpresa, al cui termine si può però riconoscere una soluzione che risponde alle tracce e agli indizi disseminati sul cammino dei vari personaggi. Dunque paura sì dell’ignoto e dell’oscuro, ma in qualche modo i film di Hitchcock ci hanno insegnato che esiste un senso di tutto e che anche la paura dell’ignoto deve alla fine lasciare spazio ad una chiarezza, visto che ogni cosa è segno di un significato più grande ed esauriente.
Perciò, i film del grande regista sono una documentazione del passaggio dalla paura dell’ignoto alla chiarificazione del mistero, ossia al riconoscimento che dietro ogni cosa c’è una spiegazione e che il mistero non è altro che il segreto ultimo delle situazioni anche più inspiegabili. Dunque se l’ignoto fa paura, il mistero fa scoprire lo stupore e la meraviglia. Così si passa da un atteggiamento di paura per ciò di cui non si possiede la chiave interpretativa al senso dell’appassionata ricerca di un significato che è mistero solo perché in questo momento non è decifrabile, ma che potrà diventare chiaro, svelando una profondità amica dell’uomo. Esempio di come lo svelarsi del mistero sia il ricondursi di ogni dettaglio alle sue vere ragioni è il metodo del commissario del film “Delitto perfetto”, che non si accontenta della spiegazione più immediata, ma cerca ciò che sta oltre le apparenze e scopre la verità mettendo insieme gli indizi che gli offrono l’incastro di tutti pezzi della realtà: e così il mistero dell’omicidio è risolto.
Tutto questo per dire che mistero non è ciò che non si conosce e suscita paura, ma è la spiegazione della realtà capace di convincere totalmente l’uomo suscitando in lui stupore e meraviglia.
Se dunque l’ignoto genera paura, il Mistero suscita stupore – come recita il titolo della ventesima edizione del Meeting di Rimini che inizierà fra pochi giorni. All’approssimarsi del nuovo millennio, la questione cruciale è non fomentare la paura dell’ignoto, ma semmai favorire l’apertura al Mistero dell’essere, che se sfugge alla presa immediata di una ragione solo tecnico-strumentale, non può in ogni caso rimanere estraneo o nemico. La proposta del Meeting è questa: il mistero non ci è nemico, anzi è la condizione di uno stupore esistenziale che ci fa scoprire che dipendiamo da qualcosa di più grande. Perciò il Mistero è fonte di libertà, perché esclude la pretesa di credersi padroni di tutto, aprendo invece alla gratitudine di saper ricevere ogni circostanza come dono di un Altro.