Gp Cottini

Questo sito intende presentare la personalità e le opere del filosofo Giampaolo Cottini, a partire da una selezione ragionata di articoli curati per il quotidiano “La Prealpina“.

L’avvenimento del Natale

Fuori del Coro | n. 50-1998

Non è facile, il giorno della vigilia di Natale, fare degli auguri che non siano di circostanza o che non scadano in quel dolciastro sentimentalismo così in linea con il buonismo di turno. Il Natale è oggi squalificato non tanto dalla corsa ai regali o dallo spreco, ma dalla sua paganizzazione, ossia dalla progressiva dimenticanza del suo originario senso cristiano. Sempre di più, in nome di un ecumenismo politically correct, si preferisce tacere dell’evento della nascita di Cristo, per inventare qualche improbabile festa d’inverno, infarcendola di sentimenti infantili o familistici, oppure si propone una generica celebrazione della solidarietà umana per esaltare un ideale modello di bontà separato dal motivo per cui si può davvero diventare più buoni. In fondo, con un’operazione di sostanziale disonestà intellettuale, si tende a nascondere proprio che il Natale è festa cristiana, generata dall’evento di Gesù Cristo che ha cambiato la storia, e così anche la vigilia perde quel senso di religiosa attesa di Colui che viene in mezzo ai suoi per riportare l’uomo a Dio.

Tutte le religioni attendono che Dio si manifesti, ma in nessuna al di fuori del Cristianesimo si afferma che Dio si rende presente in un fatto così palpabile come la nascita di un Bambino. In un’epoca che ha così poca stima della vita nascente e che persino prospetta la possibilità di “produrre” l’uomo con mezzi artificiali, pensare a Dio che nasce correndo i rischi di un parto e che allieta di gioia la maternità di una donna, assume la suggestione di un evento tanto naturale quanto eccezionale, poiché in Gesù Dio si mette a disposizione di ogni uomo condividendone tutta l’umanità. La peculiarità del Cristianesimo è proprio nell’annunciare un avvenimento ancora presente, un avvenimento atteso ma imprevisto, un avvenimento pieno di bellezza e di semplicità, che irrompe nel tempo recando una novità impensabile alle umane previsioni.

La nascita di Gesù introduce un volto nuovo, un attore nuovo nella vicenda storica, un uomo unico che ha vissuto, sofferto, gioito in un momento definito del tempo, ed è questo a rendere il Natale giorno dello stupore, del riconoscimento di una bellezza inaudita che sorprende ogni persona “di buona volontà”. Non è dunque il giorno in cui si diventa improvvisamente buoni (cosa del tutto impossibile), non un giorno di semplice scambio di doni (che possono anche lasciare delusi e malinconici perché la nostra aspettativa di felicità è più grande di quello che possiamo ricevere), e neppure una giornata inutile o superflua da vivere solo per ossequio ai ricordi dell’infanzia.

Il Natale è un avvenimento necessario per essere uomini, come ricorda in una sua poesia Bertolt Brecht, che certo cristiano non era: “Oggi siamo seduti, alla vigilia/ di Natale, noi, gente misera in una gelida stanzetta,/ il vento corre fuori, il vento entra./ Vieni, buon Signore Gesù, da noi/ volgi lo sguardo:/ perché tu ci sei davvero necessario”. Sì, la vita senza la dolcezza della presenza di un Dio che si occupi di noi diventa tragica commedia di sentimenti e di passioni: per questo anche un non cristiano comprende che Gesù ci è necessario, perché la sua nascita non è un lusso per soli credenti o per bambini in cerca di un tocco poetico che allieti l’esistenza.

Gesù, il “Dio con noi” venuto a dare pace e bellezza all’umanità, è veramente la presenza necessaria che dà respiro alla vita. Perciò l’augurio di buon Natale è di poter ritrovare quest’unico necessario che dà senso ad ogni giornata: buon Natale, dunque, nella compagnia di quel bimbo di Betlemme e nella gioia di scoprire la novità e la bellezza di quell’avvenimento, così lontano nel tempo eppure così vicino al cuore.

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