Storia e mistero
Fuori del Coro | n. 20-2000
Chi si aspettava dalla rivelazione del terzo segreto di Fatima di sentir raccontare qualche evento apocalittico è rimasto deluso: né fine del mondo né esplosione di un terzo conflitto mondiale, ma solo la narrazione simbolica di quanto è già avvenuto, sino alla minuta descrizione di quel “vescovo vestito di bianco” che “camminando faticosamente verso la croce tra i cadaveri dei martirizzati cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco”. La Madonna aveva semplicemente predetto quello che sarebbe accaduto: le persecuzioni contro la Chiesa da parte dei regimi politici fondati sull’ateismo, con la conferma che il vescovo giunto sin sulla soglia della morte era proprio il Papa dell’attentato del 1981.
Qualche commentatore, storcendo il naso per queste rivelazioni, ha commentato che la Chiesa cerca sempre il sensazionalismo del mito, cioè il segno profetico straordinario per rafforzare sul piano emotivo una fede debole sul piano razionale; ma non c’è dubbio che – come ha osservato acutamente Galli della Loggia – Fatima ha ricordato, invece, la battaglia combattuta lungo tutto il ‘900 tra la profezia religiosa e l’utopia laica, la lotta tra il Bene e le forze del male, la violenza di quei sistemi atei che volevano cancellare del tutto la fede dei credenti. Ma perché non rivelare prima queste cose, lasciandole accadere, per dire a posteriori che la Madonna le aveva già predette? Perché il riserbo di tanti pontefici dinanzi ad una storia già avvenuta sotto gli occhi di tutti?
È difficile rispondere: la tradizionale prudenza della Chiesa non vuole confondere la coscienza dei fedeli, e probabilmente il Papa non voleva mettersi sotto i riflettori del mondo come un santo vivente salvato dall’attentato di 19 anni fa. Ma c’è dell’altro. Karol Wojtyla, con sapiente regia della sua stessa persona e della storia di cui è il protagonista, sta insegnando un metodo di comprensione degli eventi, introducendo la categoria del mistero come chiave di comprensione della storia, per mostrare che quanto accade non si spiega solo a partire dalla causalità umana, ma “rimanda oltre”. Ne è esempio la storia del XX secolo: l’ideologia degli intellettuali di stampo illuministico ha creduto di poter dirigere gli eventi umani espungendo Dio dal proprio orizzonte, ma la Vergine manifesta a dei pastorelli ignoranti il senso di quanto accadrà, a testimonianza che la storia non è in mano solo alla decisione dei potenti ma è consegnata alla forza della preghiera e del sacrificio di uomini, che sono capaci di vivere per una ragione più alta di qualsiasi strategia solo umana.
Perciò, come ha scritto lo scrittore ebreo Halter, “il Papa nella rivelazione dell’ultima incognita di Fatima indebolisce l’ateismo perché il mondo ha bisogno dell’irrazionale”, quasi a confermare che l’ateismo è sconfitto dall’irruzione nella storia di un incomprensibile, che svela all’umanità uno spazio in cui la spiegazione non viene dal ragionamento logico ma da un evento. Ma sbaglia Halter (ebreo-ateo) a chiamare irrazionale quanto è solo imprevedibile ed indeducibile rivelazione della presenza divina: le ragioni di Dio sono diverse da quelle che riusciamo a concepire.
A Fatima il Papa non ha voluto offrire all’umanità un mito sostitutivo del progresso scientifico-razionale: ha riproposto la forza persuasiva di un fatto soprannaturale, facendo comprendere che il segreto ultimo di Fatima è la sconfitta dell’ateismo come scelta culturale e stile di vita, è il giudizio sulla scelta prometeica di costruire un’umanità autoreferenziale ed autosalvantesi.
Perciò, “guardando oltre” gli stessi eventi biografici, certamente oggi Papa Wojtyla nel giorno del suo ottantesimo compleanno avrà molti motivi di ringraziamento. E noi ci uniamo volentieri al coro degli auguri: grazie Santità e rimanga ancora a lungo con noi!